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I 5 ERRORI DA NON FARE NELL’INNOVAZIONE

Articoli, Innovazione

 

Quali sono gli errori che possono bloccare il processo di innovazione?
Vediamo i principali

1 – IL PUNTO DI PARTENZA: IGNORARE LA PARTICOLARITÀ DI UN PROGETTO DI INNOVAZIONE

Nei progetti di innovazione il focus non può essere rappresentato da uno specifico risultato proprio perché spesso questo non si conosce: l’obiettivo non è raggiungere il risultato, ma trovarne uno. L’innovazione è per sua natura il regno dell’incerto, un incerto da trovare. Ma bisogna volerlo trovare, avere la coscienza che da qualche parte giace in attesa di essere scoperto e essere convinti di avere le capacità per trovarlo: in una parola, motivazione. Se in un progetto di innovazione le persone non sono animate da una forte motivazione, il tasso di creatività si spengerà inevitabilmente. Tra diagrammi, budget e tempistica, quello che verrà rilasciato sarà qualcosa di appena sufficiente a soddisfare i report progettuali e il risultato sarà la solita risposta alle solite domande. Quindi prima di agire sul progetto bisogna agire sulle persone. In questa fase si manifesta l’altra grande peculiarità del progetto di innovazione: non bisogna pensare che per innovare bisogna destrutturarsi. L’idea geniale non arriva da una folgorazione, ma da un processo, e qui rientra il concetto di progetto. Bisogna stabilire un percorso di ragionamento, di analisi, altrimenti ci si perde e la creatività non nasce.
Un progetto di innovazione pone il focus sulla motivazione delle persone, e fa in modo di esprimere questa motivazione all’interno di un processo, appunto, progettuale.
Poi budget, tempi, risultati vanno tenuti presente, ma la loro importanza è minore rispetto agli altri progetti non di innovazione.

2 – FISSARE L’OBIETTIVO: CERCARE RISPOSTE INVECE CHE DOMANDE

Altro errore è la costante ricerca di soluzioni, in pratica di risposte. Dall’apparente paradosso di questa affermazione deriva un’altra peculiarità. Se il percorso consiste nel fare una domanda e cercare una risposta, se si vuole trovare qualche cosa di nuovo è necessario cambiare non le risposte, ma le domande. Si tratta quindi di rompere lo schema del ragionamento e ricominciare dall’inizio, dalla domanda, dal punto di partenza. Quindi bisogna chiedersi non “quale potrebbe essere un’altra soluzione al problema”, ma “mi sto facendo la domanda giusta?” la soluzione sarà differente in quanto si riferirà ad un’altra domanda. La parte più impegnativa, e più importante, quando si insegna innovazione, è proprio la capacità di farsi buone domande: domande spesso “da stupidi” a cui dare risposte “da stupidi” per poi proseguire “da intelligenti”, ma su un altro percorso ormai intrapreso. Citando Einstein “conoscenza è avere le giuste risposte, intelligenza è farsi le giuste domande”, ma questo non è automatico. Ecco perché, sbagliando, si continuano a cercare risposte invece che domande.

3 – SCEGLIERE I COMPAGNI DI VIAGGIO: RIMANERE TRA I “SOLITI COMPETENTI”

Se si tratta di rompere gli schemi, qualcosa bisogna fare affinché questo accada.
Ma per questo non è sufficiente che le stesse persone si riuniscano, sforzandosi di pensare in modo differente, perché, probabilmente il ragionamento sarà sempre lo stesso. Quello che spesso serve è l’inserimento di persone nuove e differenti, che arrivino non influenzate dal consueto modo di pensare. Talvolta, paradossalmente, questo significa, non essere competenti, inteso nel senso di non avere approfondito determinati argomenti seguendo percorsi prestabiliti. Utilizzatori finali, operatori di altri comparti aziendali, osservatori di altre aree, chiunque in un modo o in un altro sia coinvolto nel problema, può essere il bambino che grida “il re è nudo” come nella favola di Andersen. Insomma l’innovazione nasce dall’incontro di diverse mentalità, idee, capacità, forme mentali. E ancora una volta queste interazioni devono essere gestite ed indirizzate in modo corretto, perché altrimenti questo incontro resta improduttivo e spesso conflittuale.

4 – CREDERE DI ESSERE ARRIVATI: CONVINCERSI TROPPO PRESTO DI AVERE TROVATO LA SOLUZIONE

Soluzioni mirabolanti, talvolta accompagnate da una buona dose di autocompiacimenti, sembrano la fine di ogni tensione mentale, il rientro vittorioso nella propria zona di confort. Magari questo è anche vero, ma non possiamo essere noi a dichiararlo. L’esame di realtà deve avvenire a livello di test, prendendo una piccola porzione degli utilizzatori, del periodo di utilizzo o di qualche altra porzione del problema e testarla dal vivo. Da una parte la sua porzione di “esistente” sarà sufficiente a restituire una risposta asettica, abbastanza sostanziale del problema. Dall’altra la sua limitatezza sarà tale da rendere a buon mercato il fallimento, nel caso la doccia fredda avvenga veramente. Il costo, ma anche la velocità, dell’insuccesso saranno tali da permettere un secondo giro, magari anche un terzo, per far tesoro di questo insuccesso, capendone i motivi e permettendo di riprovare di nuovo.

5 – TROVATA L’IDEA, PENSARE CHE SIA FINITA: SOTTOVALUTARE LE RESISTENZE

L’innovazione, per essere tale, deve alterare qualche cosa di precedente: ma il cambiamento genera automaticamente resistenza. A questa resistenza bisogna essere pronti, anticiparla, fronteggiarla, gestirla. Ci saranno resistenze da tutti gli attori in un modo o in un altro coinvolti nel cambiamento. Dai colleghi ai vertici, dai fornitori ai clienti. Raramente un’innovazione può essere imposta.
Che cosa fare dunque? La risposta è “vendere”. L’idea deve essere venduta, convincendo i futuri utilizzatori a comprarla, sposarla, sponsorizzarla. E come in tutti i casi di vendita, bisogna presentarla, illustrarla, mettere in luce gli aspetti che creano valore, curare tanto il prodotto che la confezione.

 

 

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